UNA MAMMA SULLA LUNA

lunedì 13 dicembre 2010

Il nostro mondo si misura solo in PIL?

Il PIL (Prodotto Interno Lordo) sembra essere diventato l'unico metro per misurare un Paese. Ma davvero la velocità della crescita economica è l'unico modo per capire come stiamo messi? Che non sia un buon indice se ne sono accorti in molti e sono nate delle alternative che prendono in considerazione valori più ampi: l'indicatore del progresso reale (Genuine Progress Indicator, GPI) che misura la qualità della vita, l'indice di sviluppo umano, l'ISEW ( Index of Sustainable Economic Welfare...


Alternative, iniziative, riflessioni su mondo, mercato, produzione, risorse, consumo e possibili cambiamenti di rotta....
Ieri sera una bellissima puntata di Report per riflettere su merci, produzione, consumi e prospettive future:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0bc3e20e-a22f-4a61-b9aa-c936ae76bd7a.html

mercoledì 8 dicembre 2010

NON REGALATE CUCCIOLI A NATALE!!!

Chiunque ha avuto un gatto o un cane sa che l'appartamento non è certo il suo habitat, inutile nasconderlo, un animale in casa soffre.
I gatti vanno inevitabilmente castrati o sterilizzati, per la loro salute innanzitutto, vederli andare ripetutamente in calore in appartamento è un esperienza dolorosa e ingiusta...
Tenere un animale in casa ha senso se lo si sta salvando da una situazione peggiore, se lo si raccoglie dalla strada o da un canile e simili.
E poi... avere animali in casa richiede un impegno notevole, solo chi li ama molto può prendersene cura responsabilmente.
Un cane o un gatto NON può essere un regalo! Deve essere una scelta consapevole.
Tanto meno poi può essere un regalo per un bambino perchè un animale non è un giocattolo e perchè spesso un gattino non è sempre il fusone coccolone che ci possiamo immaginare e può essere una spiacevole sorpresa per chi si aspetta una facile fonte di tenerezza!
Io ho tre gatti, una mamma e i suoi due piccoli. La mamma è sempre stata di carattere libero, indipendente, dal mordicchio facile e i suoi due figli non potrebbero essere più differenti, una timida, quasi impossibile da prendere in braccio, si fa accarezzare a fatica, l'altro un super coccolone che fa le fusa appena lo guardi! Hanno tre caratteri diversissimi, esattamente come gli umani hanno i loro umori e il loro temperamento innato. Per noi sono sono una fatica e insieme una gioia irrinunciabile... anche se l'albero di natale ogni tanto vola per terra... anche se dobbiamo pulir sabbiette minimo 3 volte al giorno... ecc ecc ecc
E c'è chi questo non lo sa!

lunedì 29 novembre 2010

Quando i bambini piangono (segue a il pianto dei bambini del 26 Novembre)

Approfitto della risposta data ad Emy per continuare il post sul pianto dei bambini:
detta così come l'ho accennata la cosa è molto fraintendibile, la Solter non dice che i bimbi vanno lasciati piangere o che piangere gli fa bene. Sostiene però, che in alcuni casi, il pianto svolge una funzione fisiologica, quella di scaricare lo stress accumulato e quindi, lungi dal consigliare di ignorare un bimbo che piange, magari lasciandolo da solo di notte nel suo lettino a disperarsi finchè non si addormenta sfinito consiglia di non impedire al bambino la risposta del pianto, l'uso del pianto come strumento per esprimersi. accettare il pianto può non essere facile ma molto dipende dall'atteggiamento conscio o inconscio che abbiamo verso di esso. Può essere sbagliato far qualunque cosa, sistematicamente, per impedire al nostro bambino di piangere: cullarlo, cantargli canzoni, allattarlo. Se il bambino sta esprimendo rabbia, frustrazione, stanchezza, possiamo tenerlo in braccio, esserci, lasciandolo piangere fichè ne ha bisogno. Perchè per un bimbo piccolo il pianto non è solo una modalità di comunicare, di chiedere, di chiamare, di entrare in relazione col mondo. Molto spesso il pianto è un meccanismo di regolazione, un modo per esprimere emozioni. perchè accettare solo le emozioni positive e invece ostacolare in vari modi l'espressione di quelle negative?
Io sto sperimentando, ad esempio ho smesso di cercare di calmare la mia piccola di 5 anni quando piange di rabbia o frustrazione dicendole "non piangere, non serve a niente, non devi piangere...". La abbraccio e lascio che sia pronta a parlare dopo essersi sfogata. E comunque il mio atteggiamento e i miei pregiudizi assoluti verso il pianto dei bimbi stanno cambiando, sono stati messi in discussione. E mi sono resa conto che spesso è solo un problema degli adulti, una sorta di insofferenza totale per il pianto, che forse deriva dalla nostra infanzia, dai nostri ricordi e ci troviamo questo atteggiamento appiccicato addosso...

sabato 27 novembre 2010

Accogliere un bambino

La mia sul tema del mese di genitoricrescono:
"Per accogliere un figlio bisogna fare spazio dentro sè, liberare, lasciarsi andare alle porte che inevitabilmente scardinerà, il vento entrerà a volte come una carezza, altre come una tempesta ma molte cose voleranno per aria, bisogna saperlo. Lasciarsi portare, ascoltare e rispettare. Nel mio immaginario probabilmente avevo coltivato, inconsciamente, come tutte le mamme, i miei bambini, mentre lentamente crescevano nella mia pancia ma, una volta nati, la forza del reale ha fatto sparire ogni fantasia. Lui c’era. Lei c’era. Con Rebecca non è stato semplice, con lei per me è stato tutto nuovo e entrambe abbiamo dovuto imparare ad avere tanta pazienza. Lei piangeva e io non sapevo cosa fare, scalava la libreria già quando non sapeva nemmeno camminare e a due anni e mezzo si trasformò in un muro di no e di ostinazione e poi quanta gelosia quando è arrivato il fratellino. Ci ho messo molto tempo per scardinare da me vecchie teorie sui bambini e cosa dovrebbero fare e come dovrebbero essere che ci troviamo incrostate addosso senza nemmeno saperlo e forse sono cresciuta più io di lei! Ho provato un po’ di tutto strada facendo, archiviando quasi ogni metodo o teoria, ho smesso di farle promesse e di metterla in punizione e anche di giudicarla con ” questo non si fa, si fa così”, ora siamo io e lei, ci mettiamo d’accordo e io ho imparato a conquistarmi l’autorevolezza senza darla per scontata o per dovuta perchè “sono la mamma!”…
Ho imparato a fare cose con lei, a giocare, perchè avevo dimenticato come si fa ed è bellissimo. So che ci saranno ancora momenti di crisi ma ora riesco ad esserci davvero per lei e a sentire davvero che lei c’è…"

venerdì 26 novembre 2010

Il pianto dei bambini

Ci sono moltissimi libri sul pianto dei bambini e su cosa può fare una mamma per calmare e far smettere il suo bimbo di disperarsi. Libri che illustrano strategie e tecniche che mirano essenzialmente ad insegnare al genitore a distrarre il bambino o a consolarlo.
E poi c'è chi dice che il pianto del bambino in alcune situazioni, come nel caso dei risvegli notturni, andrebbe semplicemente ignorato. Quando si ha un bimbo che piange spesso o che non dorme bene la notte chiunque incontriate per la strada, anche il postino, avrà la sua scuola di pensiero da rivelarvi con gran sicurezza. E tutte le altre mamme avranno moltissime esperienze da riferirvi. Rebecca ha pianto molto per i primi 40 giorni della sua vita dormendo davvero poco. La mia pediatra di allora mi consigliò l'ormai demonizzato Fate La Nanna e in qualche modo forse ci provammo, ma non molto. Eravamo così stanchi... Provammo anche le "goccine", quelle che dovevano servire a far passare le coliche e che avevano dentro (massì mettiamocelo, deve aver pensato l'industria farmaceutica) "un blando sedativo" (così mi dissero). Ma le usammo una volta sola e non ebbero alcun effetto, né sui mal di pancia, né sull'irritabilità di Rebecca. Era frustrante, qualsiasi cosa facessi non serviva a calmarla per più di 5 minuti, ci inventammo massaggini e "posizioni anti-colica" per tenerla in braccio e giochini motori in cui, lei sdraiata sulla schiena, noi cantavamo e le portavamo su e giù le gambine (sempre per il mal di pancia), fu un periodo disperato e creativo! Dopo 40 giorni...puff... i mal di pancia sparirono e anche i pianti inconsolabili.
Nel tanto desiderato pacco di libri acquistati da La Meridiana Edizioni e giuntomi qualche giorno fa c'era anche il libro Lacrime e Capricci di Aleth J. Solter. L'autrice, psicologa dell'età evolutiva che ha studiato con lo psicologo svizzero Jean Piaget, scrive cose sorprendenti:
Dall'introduzione di Thomas Gordon: " Questo libro sorprende il lettore. Rimarrà stupito da quanto sostiene la dottoressa Solter, ossia che è più opportuno lasciare che i neonati piangano (mentre li si tiene in braccio) piuttosto che tentare di fermarli in qualche modo. [...]

(continua...)

venerdì 12 novembre 2010

La Meridiana Edizioni: libri a prezzi scontati

Segnalo volentieri questa iniziativa della casa editrice La Meridiana che ho scoperto grazie al post sul blog di mamma canguro e che voglio contribuire a diffondere, io ho fatto subito un ordine di una buona quindicina di libri. Durante la mia pausa pranzo l'ho confessato un po' colpevole al mio compagno (perché i nostri soldi sono un po' pochi in questo periodo): "mi sono fatta un regalo" gli ho detto... Non ho resistito: i libri dell'editore La Meridiana soprattutto della collana Partenze mi hanno sempre affascinato molto e ho quelli di Gordon (Genitori efficaci, per esempio) e la possibilità di averne tanti a un prezzo così straordinario... non mi sembrava vero! Non ci credete? Andate a vedere qui! E fate girare la voce, parlatene alle altre mamme, coinvolgete le scuole dei vostri bimbi e fate in fretta... avete tempo fino al 30 Novembre 2010.
Alcuni titoli?
Eccoli:
Mamma, io sono grande! Come far fiorire la personalità dei bambini, Solter Aletha J.
Bimbinyoga, lo yoga dalla vita prenatale ai primi tre anni, Didi A 'nanda Paramita'
Bolle di rabbia, 55 suggerimenti...quando i bambini fanno i capricci,N. Nusbaum
Crescere sognando, Guida all'uso creativo dei sogni, R. Rossin
Il colore del grano, I bambini e la natura, R. Mantegazza
La porta della felicità, Lo yoga in classe per educare, G. Fioretti
Lacrime e capricci, Cosa fare quando neonati e bambini piangono, A. J. Solter
Giocare per credere, Manuale dei giochi di gruppo, L. Tallarico

Questi sono solo alcuni dei tanti titoli della collana Partenze in offerta, andate a vedere!




Ecco il testo di presentazione dell'offerta di La Meridiana:
"L’occasione è ghiotta… soprattutto per voi.
Stiamo provando a tagliare sui costi per abbassare i prezzi e fare investimenti che ci consentono di migliorare la qualità del nostro lavoro.
Chiediamo la vostra complicità. Come?
Riduciamo le giacenze di magazzino per una rotazione più rapida resa possibile anche da nuovi processi di stampa.
NOTA BENE: non buttiamo i libri, né li togliamo dal catalogo. Diminuiamo solo le scorte.
Per l'elenco dei titoli (ci sono anche Gordon e don Tonino Bello) che possono essere acquistati a prezzi superscontati, La proposta è valida per tutti: singoli, associazioni, scuole, genitori, ragazzi, biblioteche locali, provinciali, ma anche scolastiche e di classe.
Può essere una opportunità per regalare libri a Natale, per occasioni particolari (matrimoni, battesimi, comunioni. Una volta un cliente ha regalato un libro ai suoi amici per i suoi 40anni…)
E poi se volete è un modo per tagliare, noi e voi, sui costi mettendo però in circolo libri, letture, idee, proposte. Insomma si può tagliare ma investire in cultura.
Ordine minimo 20,00 Euro. Offerta valida fino al 30 novembre. Ma chi prima arriva….
Una annotazione: non effettuate ordini di questi libri dal sito. Non li trovereste scontati. Inviate la mail a info@lameridiana.it
Per scaricare il modulo d'ordine da inviare via mail amailto:info@lameridiana.it

lunedì 11 ottobre 2010

Quanti fiori mi son caduti?

Leggevo oggi un post sul bel blog Chi educa chi? e pensavo alle parole di quella donna che si ricorda bambina e racconta: «Io, da bambina, mi sentivo triste quando ai giardini raccoglievo dei fiori per mia madre, lei li prendeva, mi sorrideva, ma poi, camminando, li perdeva.»
Il dolore di un bambino per una mamma distratta, poco attenta, persa nel suo mondo di "cose da grandi"... Una mamma che prende i fiori ma poi li perde, li lascia andare. Una mamma non del tutto distratta ma un po' si.
E quei fiori come il simbolo di tanti messaggi, tante pietruzze che il nostro bimbo ci lancia dal suo mondo, così diverso dal nostro, tanti "vieni mamma", tanti piccoli regali. A volte messaggi e confidenze gioiose a volte messaggi di allarme, di disagio, di solitudine, messaggi che ci mettono alla prova con un "mamma (o papà, o nonno...) ci sei?".
Con un disagio sottile mi sono accorta tante volte che non c'ero davvero per la mia bambina, che non ero davvero in grado di sintonizzarmi sui suoi messaggi. Ora va meglio...ma la strada è lunga.
E il mio vaso non è ancora pieno di fiori.
E lo so, rimpiangerò ogni fiore cadutomi dalle mani.

giovedì 7 ottobre 2010

Lo zio di Sarah Scazzi

Proprio ieri, in risposta a un commento di un amico, scrivevo che quella sottile, a volte inespressa, paura per le nostre bambine, per i nostri bambini, paura di chiunque, quel dubbio nemmeno concettualizzato che si presenta informe, quel protopensiero segreto, orrendo, non risparmia nemmeno i nonni, i nostri stessi padri e nemmeno i papà, i nostri mariti o compagni...
Quella paura di molte donne è un fantasma, un ombra che popola a volte il nostro mondo onirico più che i nostri pensieri veri e propri.
Io no ne ho conosciuta una sola di donna e amica e sorella, nella mia vita, che non mi abbia raccontato di aver subito da piccola se non un abuso vero e proprio delle avances, delle carezze ambigue, delle frasi a sfondo sessuale!
Un cugino, uno zio, un vicino di casa, qualcuno per la strada.
Qualcuno che ci parlava a bassa voce, sussurrando, qualcuno dalle mani sudate e dal volto lucido, umidiccio.
Piccola Sarah, chi di noi non l'ha pensato? Certo potevi essere scappata, andata via, lontano a cercare libertà da quel mondo di paese che forse ti stava stretto. Forse si era innamorata Sarah, forse era fuggita via.
Forse no.
In fondo lo sapevamo.
Quando ai telegiornali hanno trasmesso quel video in cui compariva Sarah, video che dovevano fornire immagini utili ad un eventuale riconoscimento e ritrovamento, ti ho vista a quel matrimonio, a quella festa, ballavi, sorridevi e il giornalista parlava di immagini di gioia, di una Sarah felice.
Ma io non l'ho visto, non ti ho vista felice, ho visto una ragazza timida, insicura, con le spalle un po' ripiegate in avanti, con gli occhi dolci, sfuggenti.
E ti hanno cercata tanto Sarah, nelle campagne, in mare.
I tuoi diari, i profili Facebook, le conversazioni in chat, i tuoi libri usati per tracciare profili psicologici. Non puoi esserti volatilizzata nel nulla mentre andavi da tua cugina Sarah. La cugina grande, cui volevi bene, cui avevi provato a raccontare, di suo padre che...
E avete litigato. Che ti aspettavi Sarah? Ma poi quel giorno dovevi andare al mare. Come si fa a saperlo prima che si è sull'orlo di un abisso, di un pozzo nero.
Come si fa a riconoscere prima un uomo capace di uccidere?
Con chi doveva parlare la piccola Sarah?
Lo sentono ora gli altri il freddo di quel pozzo? Lo sanno ora?
E tutte queste donne morte, piccoli fantasmi che gridano ancora e continuano a morire e quante donne devono morire ancora?
Lo sappiamo da sempre, il fantasma di Barbablù ce lo portiamo dentro tutte.
Il mondo e la società stanno cambiando. Sono cambiate le famiglie, le madri i padri e allora perchè? L'Italia cambia poco e lentamente. Specie nei paesi. L'Italia delle mille chiese e dei valori tradizionali. L'Italia dei silenzi e delle donne che lo imparano con la prima bambola che gli si mette tra le braccia per giocare che dovranno anche imparare a stare zitte. In troppi casi.

lunedì 4 ottobre 2010

Festa di compleanno...









Ce l'abbiamo fatta, è andata!
Due settimane di preparazione, memo del da fare sparsi per casa, rimuginamenti e attese, torte fatte alle 2 di notte ...
e nonostante questo ritardi, cose fatte all'ultimo momento, cose dimenticate!
Ma devo dirlo è andata alla grande!! Rebecca era felice felice felice e tanto emozionata.
La sala dell'oratorio un po' sgarrupata ma tanto ampia e spaziosa, i bimbi hanno corso come matti, hanno urlato, ballato... si sono divertiti! E Rebecca ha ballato col suo principe Alessandro!!


giovedì 30 settembre 2010

Regalini per i bimbi






Per i bambini ho confezionato un cesto con dei pacchettini e regalini vari, fatine, macchinine, matite, scatoline in legno con dentro confettini tondi al cioccolato avvolti in un tulle rosa...
Anche questo, devo dire, è piaciuto molto ai bambini.

Torta di compleanno



Questa è la torta che ho fatto per il compleanno di Rebecca. è una torta al cioccolato coperta con pasta di zucchero. Mi è costata, studio, fatica e ore notturne di lavoro ma è stata una soddisfazione vedere l'effetto che ha fatto sui bambini!

venerdì 24 settembre 2010

Una festa per Rebecca...

La desidera da tanto, l'anno scorso è saltato tutto, ero stata travolta dalle novità lavorative, dalla sorpresa dell'inserimento al nido di Palù che prima non avevano preso e che poi invece, ben lontano da casa nostra, era saltato fuori un posto per rinuncia di qualcun'altro e dai tanti imprevisti e guai di un anno che è stato tanto complicato.
Niente festa per Rebi l'anno scorso, solo una cosetta a casa e la sera, cosa specialissima... cinema! La sua prima volta al cinema! A vedere l'era glaciale 3 in 3d che le piacque tantissimo e a me forse più che a lei.
beh, io lo dico piano piano, che non si sa mai, che tutto può accadere e cadere e precipitare e i terremoti son sempre dietro la porta quando meno te lo aspetti...
però lo dico, lo devo dire, perché sono davvero tanto felice, perché quest'anno la festa si farà!!
Ieri a scuola abbiamo dato gli inviti.
Tutta una mattinata volata a spulciare sul web quelli da stampare ma non mi convincevano anche se quelli che trovate sul sito www.filastrocche.it, più precisamente qui: http://www.filastrocche.it/creiamo/inviti_compleanno.asp
sono davvero bellissimi, ma alla fine ho deciso di farli io, li ho arrotolati e li ho chiusi metà con una mollettina in legno colorata e metà con fiocco rosa o azzurro + una bustina di confettini tipo smarties pinzata su.
Insomma la fase inviti è andata.
Eh si perché non è affatto facile organizzare una festa per un bambino.
Innanzitutto: dove?? A casa? Giammai, troppo piccola, troppo incasinata. Una vicina di negozio voleva affittarmi la saletta sotto al suo bar, alla modica cifra di 200,00 scontata a 150,00. Di per sé non è una cifra assurda ma aggiungi 60,00 € di torta e l'animatrice e il buffet di patatine-paninetti ecc... diventata troppo si. Allora ho chiesto all'oratorio vicino casa e si! il 29 la saletta è libera, non la usa la compagnia teatrale, né il gruppo di adolescenti... libera per noi (60,00 €).
Conosco una ragazza che fa l'animatrice, una persona bella e brava che stimo proprio tanto,
la trovate qui:
ma per quel giorno non poteva e così mi son rifugiata nel mio fido ebay-annunci, spulciando per ore e trovando Raffaella.

Speriamo che per Rebi sia un giorno davvero bello il 29 Settembre...

venerdì 17 settembre 2010

Alberi




Io mi faccio piccola, mi faccio vigile
e guardo
attendo la sua manina che viene a cercar la mia
lo lascio fare, lo sostengo
mi offro innamorata alla sua ricerca
ai suoi esperimenti
mi faccio terra e sole
perché voglio che cresca
che si muova sicuro tra le cose.

anche se mi mancherà poi
questo essere terra...
tornerò ad essere albero,
quando lui e lei saranno alberi
e saremo vicini, le nostre fronde si toccheranno
anche se andranno a vivere in America
e io in Giappone.

Si toccheranno ancora le nostre foglie...

sabato 29 maggio 2010

Come sono oggi.




Mi sento non integra e spezzettata oggi. Oggi mi sento tutto un po'.
Che noia il silenzio che tace le magagne o la voce che mostra solo il bello e tace il lato tormentoso delle cose.
Saranno stati i sogni agitati di queste prime notti calde, non so.
Di cose che non vanno nella mia vita ce ne sono tante. E anche dentro me.
La confusione, la difficoltà ad organizzare le giornate e a gestire tutto, il non saper ponderare, fare entrare troppe cose, non saper dire di no, entusiasmarmi per tutto, un po' di ingenuità e un po' di insicurezza con gli altri. Non sono abbastanza intelligente forse per far "quadrare i conti" della mia vita e delle mie giornate, per far filare tutto liscio. Mi piacerebbe avere tempo e pace ma oggi non è così. Non ho fatto le scelte ideali. Ho preso le cose per come venivano e le ho seguite.
Devo ammetterlo però, un po' la confusione e il movimento che ne segue, lo scompiglio, il disordine, il fermento, il ritardo, l'improvvisazione e le giornate tutte diverse l'una dall'altra mi piacciono.
Mi piace non essere la prima della classe. E mi piace impegnarmi moltissimo in quello che faccio e vedere i risultati del mio fare. A volte sono polemica e sono spesso molto stanca. Voglio imparare molte cose e gestire meglio la mia vita. Ma l'avventura e le situazioni non troppo comode sono stimolanti. Eppure quello che davvero ricerco è la serenità... fermarmi un po'. Assaporo i momenti tra una corsa e l'altra, per la strada, guardando l'orologio, mi dico ecco, ho tre minuti tutti miei, il tempo d'arrivare a scuola di Rebi. Un piccolo tempo mio, per riposare e guardare gli alberi con la testa per aria e sorridere. Mi piace la vita così com'è. So che non è sempre tutto bello e facile e che c'è un equilibrio che comprende cose che non posso sempre capire e sicuramente mi parranno ingiuste e dolorose. Ma è tutto insieme la vita.
E adoro i gatti.


venerdì 12 marzo 2010

Come sono i miei bambini? (seconda parte)

Paolo ha tredici mesi. Paolo detto Pollo (dalla sorella) è sempre stato un bimbo tenerello e sorrisone... un babà! Un'amore! Una delizia!
Una cosa da non crederci nemmeno...
Io l'ho assecondato molto e questo ha comportato qualche sua cattiva abitudine e qualche prolungamento della fase in cui un bimbo è praticamente in simbiosi con la mamma.
Ecco. Da qualche giorno è arrivata prorompente una nuova fase. Quella dell'esplorazione selvaggia... quella dei pericoli...
Vuole fare tutto e se un pulsante, un interruttore è troppo in alto per le sue ditine sono urla che trema la casa. I nostri tre gatti lo temono come se fosse Ivan il terribile.
Non solo vuole fare tutto ma vuole farlo con me. Di solito sono fasi differenti di uno stesso processo... vado e torno... esploro e poi torno all'ovile a cercare la rassicurazione di mamma, mi allontano e poi torno indietro. Pfui. Troppo semplice. Paolo mette tutto insieme.
Vuole fare tutto ma stando abbracciato alla mia gamba. O al massimo io devo restare nel raggio di venti massimo trenta centimetri. Finalmente le sue gambine cominciano a reggere meglio il suo peso e cominciano i veri e propri passetti anche se resta attaccato da qualche parte. Insomma tutto coincide, tutto torna, una parte di me è davvero felice.
Un'altra parte invece sta vivendo l'infrangersi di un sogno... il mio bimbo non è più "tutto di mamma"... sta scoprendo il mondo.
Un'altra parte di me semplicemente no ne può già più. Paolo non sta più da nessuna parte, si slega dal seggiolino e sale sul tavolo, si mette in piedi sul passeggino, in braccio si divincola, non si sa cosa voglia, piangiucchia guardandomi con occhioni disperati come se io avessi la soluzione a questo suo nuovo inizio in cui sembra combattuto tra tanti desideri e timori diversi...
Me tapina.

domenica 21 febbraio 2010

Una cosa bella.

Questa mattina mi sono svegliata felice.
Pollo s'è svegliato, di soppiatto ce ne siamo andati in sala per lasciar dormire nel lettone papà e sorellina (perché questa notte è stata una di quelle che non si sa come sia successo ma al mattino siamo tutti e quattro nel lettone).
Una mattina di sole, dopo tanta pioggia e io ero proprio felice.
Mi son messa a leggere il mio bel libro di Anne Holt, lettura leggera e appassionante, mentre il piccolo spuppava. Dopo pochissimo è arrivata trotterellando Rebi. E poi anche il papà. Loro sono usciti a comprare giornale e brioche per la colazione e io mi son trascinata verso le solite mansioni di routine, pappa ai gatti, pulizia delle vaschette dei gatti, lavaggio piatti residui della sera precedente, ecc, ecc...
La giornata è filata liscia e serena tra colazione, bagnetti, pranzo, risate e giochi.Una cosa bella.
Nel pomeriggio durante la pennichella generale mi son messa al pc e trovo il commento di Emy a un mio post... un'altra cosa bella.
E poi un'altra, che è successa per caso, dopo aver letto il commento di Emy, ho fatto una ricerca su Google con le parole "Alice Miller Bibliografia", al di là delle informazioni che cercavo ho fatto una scoperta! Il secondo risultato che vi appare se fate questa ricerca è quello di un sito meraviglioso, Non Togliermi il sorriso.
Davvero bellissimo, qui sotto metto due frasi e un'immagine prese dal sito.
Grazie Emy, per le tue parole, il tuo sostegno e il tuo consiglio...
Grazie.

"Nella prima infanzia, noi dobbiamo lottare contro lo stress distruggendo i neuroni che avrebbero potuto conservare il ricordo dei maltrattamenti. Una volta diventati adulti, ci manca il ricordo cosciente di ciò che è successo, e, se il ricordo continua ad agire nel nostro corpo producendo sintomi psicosomatici, possiamo negare il loro legame con la nostra storia reale." (A. Miller)

"Un approccio automatico e superficiale dell'essere genitore causa ferite profonde e spesso durature ai figli e al loro percorso di sviluppo anche se non sfocia nella violenza aperta. Essere genitori inconsapevoli arresta anche la nostra potenziale crescita di persone. Da questa inconsapevolezza, troppo spesso, derivano tristezza, occasioni perdute, dolore, risentimento, sensi di colpa, visioni ristrette e svalutanti di sè e del mondo e, in ultima analisi, isolamento e alienazione ad ogni livello". (Myla e Jon Kabat-Zinn)


Disegno dal sito No Spank: G. Nemec, da "Teachers College Reports," Columbia University, Vol. 3, No. 1, Winter 2001





mercoledì 17 febbraio 2010

Sogno

Sassi azzurri
tra la sabbia
tonde, lucide trasparenze
E...
Scivolare

E poi galleggiare

con la sottana bianca
come una sottile vela zuppa
ridicolo velo da sposa
e al largo,
da giorni,
anni,
il mare sola patria,

Un sogno!
Lana celeste
era il mare...
Calda coperta...
Ho la febbre alta!

venerdì 5 febbraio 2010

Come sono i miei bambini?

In questi giorni sto riflettendo tanto su come sono i miei bambini.
Rebecca, beh, non voglio dire che sia o sia stata una bambina "difficile" e non credo esistano bambini difficili... solo bambini che si scontrano, con i loro ritmi personali, il loro mondo, la loro creatività, il loro temperamento e la loro volontà con degli adulti e con una società che tendono a imporre e a dar per scontate un sacco di cose e di aspettative. Devo dire che però spesso è stato difficile per me. La relazione e l'incontro spesso sono state impegnative. Dopo una gravidanza meravigliosa, a partire dal travaglio le cose si sono fatte difficili, ore...giorni... e poi lei arriva, faceva fatica a respirare, l'hanno portata via subito, quasi non l'ho vista e l'hanno tenuta giorni in quella culletta con l'ossigeno e io mi trascinavo in quel terribile corridoio per andare a trovarla. I giorni a casa sono iniziati con l'incubo delle coliche (ma erano coliche??). Rebecca piangeva e non dormiva tutto il giorno. Non la classica colica serale era una colica giornaliera. Era vorace come una lupetta e ingurgitava un sacco d'aria, il pancino si gonfiava come una palla. Io avevo gli occhi verdi, non ho dormito per 40 giorni. Poi è passata. Rebi è sempre stata forte, un vulcano, un gran bisogno fisico di abbracci e coccole, una motricità da scimmietta, un'arrampicatrice di frigoriferi, una scalatrice di librerie... Anche una bambina dolcissima, abbraccia, bacia, stringe! Mai tranquilla, mai riflessiva, anche se elabora pensieri profondi, quelli che mostrano la sua angoscia verso l'idea della morte ad esempio. A volte penso che è rimasta una bimba vorace, quando ama vuol prendere tutto, pretende esclusività, gelosissima e sempre a rubar la scena per conquistare ogni sguardo, ogni attenzione. Non potevo parlare con nessuno, non potevo stare a parlare al telefono, Rebi grida, protesta, reclama. Come avesse una grande carica di aggressività e di rabbia che non sa gestire nei casi più estremi lei usa le mani. Quand'era piccola mi mordeva. Ora digrigna i dentini, fa smorfie di disappunto e alla fine spinge, parte lo schiaffetto di stizza. Ieri ho avuto un colloquio con la sua maestra perchè anche a scuola non si trattiene dall'usare le mani, soprattutto con l'amica che ama di più, Lavinia. Rebi trascinatrice e leader si sceglie sempre amiche più fragili e influenzabili da proteggere e guidare. Ma anche la sua amica Lavinia a volte dice no e lì partono le mani. Non voglio far l'elenco di tutto quello che ho provato, dei giochi, dei discorsi, delle attenzioni, delle promesse, delle punizioni, del buttar tutto sul ridere... nulla ha funzionato. Rebi arriva a un punto in cui non si controlla. Dopo è la prima a soffrire a implorare scuse sincere. Un passaggio all'azione, un salto di un'elaborazione delle cose a un livello più cognitivo è legato, com'è di solito, a un deficit nello sviluppo emotivo nel caso di Rebi? Mi sembra di no, mi sembra che sia capace di vivere, esprimere e comunicare molto bene le emozioni.
E allora dev'essere l'espressione di un disagio.
Rebi è intelligente e sensibile.
Sente che io e suo padre siamo diversi quanto il giorno e la notte?
Sente che il lavoro mi ha portato molto via e mi rende più stanca e stressata?
Sente che col fratellino c'è un rapporto che la esclude, fatto di gesti e di linguaggi a lei sconosciuti, fatto di corpi e odori e latte e carezze e sguardi?
Lo sente che fra me e lei io percepisco la stessa distanza di temperamento che sento tra suo padre e me?
Lo sente che una parte di me si sente e si ricorda d'esser stata debole e fragile e tranquilla e con la testa tra le nuvole come Lavinia che lei ama e tiranneggia?
Lo sente il mio dolore e la mia tristezza e la mia empatia per la piccola Lavinia e il mio profondo biasimo per lei Rebecca?
Lo sente che lo strappo per quella bambina strappata via da me mentre gridavo "fatemela vedere" e i tre mesi che mi ci sono voluti per riprendermi dal trauma del parto e le notti in cui mi svegliavo allucinando contrazioni che non c'erano più e quei 40 giorni a non dormire e tutte le volte che ho pensato "io con questa bambina non so cosa devo fare...", che quello strappo non può essere ricucito?
E lo sente d'essere stata una bimba che succhiava con la forza di un lupo da una mamma stanca e smarrita?
Lo sente che è nata dopo tre giorni e che non aveva più fiato?
E ora, poi!! c'è questo rivale in amore, questo nuovo venuto, questo qui che ha tenuto la mamma in ospedale, lontana da casa, questo angioletto che assomiglia tutto alla mamma, che con i suoi sorrisi ha incantato tutti e che si spuppa ancora il latte a un anno passato!! Questo qui che può stare in braccio e dormire nel letto di mamma quando si sveglia in piena notte per fare la spuppi! Mica come per lei che a quattro mesi il latte della mamma calava e lei perdeva peso e abbiam dovuto integrare e poi sostituire del tutto con quel latte di soia dal dubbio sapore (perchè quello normale la faceva riempire di bolle)...
Come non capire la piccola Rebecca...
Eppure...
Faccio fatica.
La amo disperatamente ma accettarla del tutto sarebbe come tradire una parte profonda di me, sarebbe come passare dall'altra parte, dalla parte di tutta quella forza e aggressività che ho sempre rifiutato mostrando un'intolleranza che sfiorava l'isteria e la chiusura più totale.
Il linguaggio della forza io non lo conosco, mi son votata alla parola.
Non posso dimenticare che da piccola mi nascondevo a piangere terrorizzata dietro le poltrone quando i miei litigavano.
Eppure...

Io voglio.

Io devo.

Voglio e devo trovare il linguaggio giusto per incontrare davvero, profondamente la mia bambina.
Il linguaggio degli occhi, delle mani, del corpo, della testa, del cuore.
Devo,
lo voglio davvero,
e non so come fare,
non so da dove incominciare...

giovedì 4 febbraio 2010

Il mondo immaginario del bambino

Ho appena letto un bell'articolo sul mondo immaginario del bambino di Martino Paterlini, sul sito Human Trainer. Alcuni punti dell'articolo sono: cosa sono le immagini?, come nasce il mondo immaginario?, il gioco e il disegno (come conoscere il mondo immaginario del bambino?), la relazione e la favola.
A volte ci dimentichiamo di quanto sia diverso il mondo del bambino, il suo modo di percepire e costruire la realtà e spesso il bambino ci mette di fronte a questa differenza, quando le nostre richieste da "adulti" gli sembrano senza alcun senso. Si tratta di "sensi" diversi e il suo va rispettato.

lunedì 1 febbraio 2010

Un lunedì speciale!


Oggi è stato un lunedì davvero speciale, più del solito. Oggi, oltre a Paolotto ho tenuto a casa anche Rebi. Oggi è il mio compleanno. Il mio trentaquattresimo anno è stato un anno felice, tra tanti guai, l'arrivo e la presenza di Paolo l'hanno reso probabilmente l'anno più bello della mia vita, non fosse altro perché lui, gli altri anni non c'era. Paolo ha compiuto un anno una settimana fa e visto che domenica scorsa abbiamo rimandato tutto perché aveva la febbre abbiamo festeggiato ieri, insieme, i nostri compleanni. Quanta fatica organizzare tutto ma è stata una gioia, è andato tutto bene!






Oggi ho voluto passare un po' di tempo speciale con Rebecca, abbiamo dipinto, ha usato il suo nuovo cavalletto, regalo dello Zio Max, e ha disegnato le montagne dei Pirenei.
C'era venuta
l'idea di far un libro dipinto da noi e per la storia volevamo ispirarci al nostro libro preferito: Stella dei Pirenei...
E così Rebi ha disegnato le montagne, il cielo notturno pieno di stelle e la neve sulle montagne.
La storia di Stella, un cane pastore dei Pirenei è davvero bella, forse la più bella che abbiamo mai letto.

Stella è un cane che sogna, desidera e sente pulsare nel suo cuore, nel suo profondo le sue radici profonde di cane dei Pirenei, anche se è nata in un paesino italiano che non ha nemmeno una montagna.
Lei le sente, quelle radici sconosciute anche se lei non li ha mai visti i Pirenei, le pecore da proteggere, i pastori e soprattutto le stelle del cielo dei Pirenei...








Rebi ha fatto un disegno bellissimo, quelle montagne ormai sono entrate nel profondo tessuto del nostro immaginario comune.

lunedì 25 gennaio 2010

I lunedì di Paolotto

Oggi è lunedì e per me è sempre un giorno speciale. La mattina sono a casa, non lavoro e allora non porto Paolotto all'asilo, lo tengo a casa con me e ci godiamo un po' di tempo tutto per noi... senza la sorellina gelosissima e cattura attenzioni, senza papà... (con tre gatti però, e va beh!)
Oggi poi è un lunedì ancora più speciale, quell'immonellito, quell'intorellato, quel polletto lì oggi compie un anno... con quel suo sorrisetto sornioncello, con quei suoi quattro mezzi dentini in bocca...
Per me è stato un anno bellissimo, di pace e d'amore, un anno appagante che con tutta quell'energia buona ha compensato tutti i guai che ci son capitati...
un anno dolcissimo...
e per fortuna che oggi è lunedì!

venerdì 15 gennaio 2010

quand'era un fagottello leggero leggero...

C'è un solo blog che io visiti praticamente ogni giorni, è quello di Claudia e della sua casa nella prateria. In questi giorni, un suo post sull'allattamento e sulle notti dal sonno frammentato fatte di poppate e segreta felicità mi hanno fatto ripensare prepotentemente a quelle che io chiamo le emozioni dell'ultimo figlio.
Fin da subito, appena dopo il parto ho preso un gusto particolare nel coltivare quest'emozione per tutti quei momenti e quelle tappe che se, come probabilmente sarà, Paolotto sarà il mio ultimo bambino, non rivivrò mai più. Sono state emozioni che sono nate da sole e che partono dal mio corpo o meglio dal contatto tra i nostri corpi, dal tenerlo tra le braccia e dall'allattarlo, un'emozione inscritta nella biologia di un corpo che conosce la sua età...
Ricordo in particolare l'emozione legata al suo peso, quand'era un fagottello leggero leggero, appena nato, quei tre chiletti tra le mie braccia mi facevano prestare attenzione a quella sensazione e pensavo che tra un mese quel peso sarebbe stato quasi il doppio e quella sensazione non mi sarebbe capitata più. Sono e sono state soprattutto le sensazioni tattili e quelle olfattive quelle cui mi son più legata. La sua manina sulla mia e l'odore dei suoi capelli...
E quel rapporto così speciale, l'allattamento, che si sta prolungando più che con la mia prima bambina, e che spesso mi fa pensare che saranno davvero gli ultimi mesi questi...
E, come Claudia, non rimpiango nulla. Rivivrei di nuovo ogni notte insonne o comunque frammentata...
ogni momento...
davvero.

ogni momento.

martedì 12 gennaio 2010

I segni di un trauma

Per ben due volte, nella stessa settimana, ho letto e sentito le parole "merce avariata", "danneggiata", a proposito dei bambini vittime di un grave trauma. Rapimento, prigionia, abuso.
Ho letto queste parole in un romanzo di una norvegese e le ho sentite in un telefilm americano.
Nel romanzo si diceva che la piccola protagonista dell'evento traumatico non sarebbe stata più capace di essere se stessa, di essere lei.
Immagino si parlasse della possibilità di crescere sviluppando quella capacità di essere autentici che viene solo dalla libertà. Io credo che questa "libertà di essere" sia in effetti legata ad un "ambiente sufficientemente buono", per usare le parole di Winnicott. Se non siamo completamente in balia dei nostri geni né inerti pupazzi del gioco dettati dall'ambiente in cui ci capita di nascere e crescere è pur vero che...
Tutto conta insomma, tutto "fa", in un certo senso. Quello che conta è la misura. Come se ci fosse una soglia che un evento deve superare per diventare rilevante, incisivo, per provocare un cambiamento, per dare una direzione alle cose. Questo vale soprattutto per le cose che possono andare storte. Perché nel buono c'è una vasta gamma che va dal sufficientemente buono in "su" e questo permette il fluire delle cose nel loro verso, un libero sviluppo delle potenzialità di un bambino. C'è poi una fascia di "tolleranza" in cui chissà come va, ci sarà il bambino più forte e quello più vulnerabile. Come in chimica in un certo senso, come una sostanza che entra in contatto con un elemento reagente. Tutto tra gli esseri umani è interazione...
Ma poi probabilmente, superata una certa soglia si passa al cattivo. Anche qui la gamma è vasta. Maltrattamento può essere anche una frase rabbiosa, usare continuamente l'ironia con un bambino ancora non in grado di capirla, usare frasi paradossali che lo confondano continuamente. E uno schiaffone? eh si, secondo me si. Se è una cosa frequente un bambino finisce per crescere credendo che l'aggressività e la violenza siano reazioni "normali" alla rabbia. Perché non si fanno queste cose per punire il bambino o, in qualsiasi senso volessimo metterla, "per" il bambino, per insegnargli qualcosa. Lo si fa "sul" bambino e sempre e solo per rabbia. In un bellissimo libro di Vittorino Andreoli si dice che qualsiasi cosa che non rispetti il bambino come persona è maltrattamento. Poi si sale e si arriva a un'altra soglia, quella del non ritorno, quella della non possibilità, dell'impotenza. L'abuso vero. Quello che può rendere un bimbo "damaged good", merce avariata. Un espressione orribile. Troppo forte forse. Ma proprio per questo ci ho riflettuto a lungo. Sarà davvero così? Come se ci fosse un punto in questo continuum segnato da soglie diverse, un punto di non ritorno? Come se parlassimo di qualcosa che si rompe e non si può riparare, come per un Handicap per cui la terapia e la riabilitazione possano fare davvero ben poco? Come se, si va bene, la psicoterapia, il sostegno, l'amore... no, niente che sia sufficiente. Come una ferita che possa guarire ma cavoli... la cicatrice è così grande e vistosa e ogni tanto tira, fa male... e farà male per sempre.
Ci ho pensato tanto. Ho pensato al mio passato e a quali soglie devo aver toccato, come se davvero ci fosse un posto in una scala e non è così. Ho pensato a quanta paura ancora ho dentro. Ho pensato a quanta di quella paura è dovuta all'esser stata una bimba fragile "di per sé" e quanta a quell'ambiente così poco sufficientemente buono, quanta alle cose cattive che capitano più facilmente, naturalmente, ai bimbi che non han dentro quella pellicola protettiva e che non sviluppano quel "radar" per i pericoli tipico dei bimbi che crescono in un ambiente più buono.
Winnicott parla di "madre sufficientemente buona" e ha scritto molto sui primi mesi di vita, quelli in cui la mamma è davvero tutto l'ambiente del bambino, proprio tutto quanto. Per me è stato emozionante provarci, provare a essere una brava mamma e mi ha fatto crescere tanto e probabilmente ha guarito delle parti di me e fatto ricominciare a pulsare tante piccole parti di me che la paura aveva addormentato. Sono sicuramente una persona più viva. E passi se mi dicono che vizio i miei bambini. Passi se mi alzo la notte invece di lasciar piangere Paolotto nel suo lettino, aspetto un poco, un minuto, due minuti, mi dico che si deve solo abituare, che vuole esser solo preso in braccio, non sta male, non ha niente che non va, vuole solo la mamma e attaccarsi al seno per riaddormentarsi, non c'è bisogno di preoccuparsi, sarebbe meglio lasciarlo piangere e tra due giorni si è già abituato, si toglie sto vizio di chiamar la mamma...
due minuti e dieci secondi e son già davanti alla sua porta...
Pazienza.
E amore.
E pazienza.
E amore.

E amore.

domenica 3 gennaio 2010