UNA MAMMA SULLA LUNA

giovedì 31 dicembre 2009

FILASTROCCA DI CAPODANNO

FILASTROCCA DI CAPODANNO
di Gianni Rodari

Filastrocca di capodanno:
fammi gli auguri per tutto l'anno:
voglio un gennaio col sole d'aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.

lunedì 30 novembre 2009

Cambiamenti

Sono immersa in ogni momento della vita del mio piccolo. Ogni particolare che mi ritrovo a osservare occupa uno spazio importante nella mia mente. Eppure mi ritrovo senza ricordi dei mille momenti con la mia bimba grande. Mi chiedo perché ricordo così poco di quei momenti, di quei giorni, che sono passati, uno via l'altro, tra gioie, scoperte e momenti difficili.
Tappe, percorsi, progressi. Ma nella mia testa non rimangono che poche tracce sbiadite.
Episodi.
Ma il filo dei giorni, lo srotolarsi delle cose, il tessuto, la trama del tutto è in gran parte perduta. Com'è possibile?
Forse la trama si perde nella fuga dall'elaborare il lutto di ogni momento scavalcato dal nuovo.
La gioia del nuovo, della nuova parolina, della nuova espressione del viso, della nuova conquista è come un colpo di spugna passato sulla fase precedente. Come se la memoria non tenesse dietro al cambiamento continuo e non lo accettasse fino in fondo. Perchè la verità è che il bimbo di un mese fa non c'è più, la bimba di un anno fa non c'è più. Rebecca a tre anni non è la stessa personcina di Rebecca a quattro. E la bimba che ho amato prima dov'è? Sparita per gran parte nella mia mente per far posto alla nuova bimba di ogni giorno e che cambia ogni giorno.
Non è che non senta il filo comune, che non riesca a integrare i passaggi di crescita della vita della mia bimba. Solo che tutto cambia così velocemente che -a volte- provo malinconia per tutti quei ricordi che non hanno più posto nella mia testa.
E ora... un altro bimbo, piccolo, la mole dei cambiamenti si moltiplica e si aggiunge a tutti gli altri, i miei, quelli della mia casa, della mia famiglia. Il segreto è lasciare andare, non trattenere, farsi portare, abbandonarsi allo scorrere dei giorni anche se questo significa anche dimenticare.

domenica 19 luglio 2009

Svezzamento

Lo svezzamento mi ha colta d’imprevisto. Oddio… non è che non lo sapessi. Ma non potevo sapere come sarebbe andata e non sono riuscita ad organizzarmi per tempo. Fino a prima di partire da Milano per la Puglia, Paolo s’era mostrato il tipo di bimbo riluttante, a dir poco, ai tentativi di fargli assaggiare o ingurgitare qualcosa di diverso dal suo lattino santo. Il biberon? Mai! Sputava disgustato e non ciucciava. Il cucchiaino classico d’omogeneizzato di frutta? Sputato. Inghiottire? Degluttire? Mai! Mamma, qui si ciuccia e basta!
Ma poi, dopo un po' di giorni di vacanza è arrivata … la FAME! Il lattino non basta più, abbiamo provato e il biberon ancora GIAMMAI ma lo yogurt, la frutta la mangiava, eccome. Al piccolo market che c’è qui c’era giusto qualche omogeneizzato Plasmon (3,90 euro la confezione) e basta. E ora? Poi finalmente mio Zio che andava a fare un giro a Gallipoli s’è offerto di portarmi a un Super. E così ho fatto grande scorta di omogeneizzati Plasmon, alla carne, al pesce, alla frutta e misti yogurt-frutta. Un pacco di crema di Riso e uno di crema ai 4 cereali. Lo zio è stato gentilissimo, lui ha comprato solo una confezione d’acqua. Tutto il tempo m’ha seguito mentre volavo acchiappando al volo quel vedevo (almeno 20 confezioni di yogurt vari, scorta di succhi di frutta per i bimbi grandi, detersivi, una quindicina di confezioni d’omogeneizzato), non volevo fargli perdere troppo tempo.
E così anche lo svezzamento è filato liscio, saranno ormai una decina di giorni, una pappa a pranzo e una frutta al pomeriggio.

mercoledì 15 luglio 2009

Ieri è tornato il gatto spelacchiato dai bellissimi occhi azzurro scuro, che sembra un principe caduto in povertà. Un gattone, è un maschio dal miagolio profondo, dal tono basso. Ha le zampe grosse, il pelo a pezze un po’ lungo e chiaro, un po’ scuro e corto.
Bellissimo.
Ieri gli avevo comprato una scatoletta di quelle che sembrano boattelle di pelati e un po’ alla volta ho finito per dargliela tutta, aveva una fame che ogni volta che uscivo in giardino mi saltellava incontro miagolando a tutto spiano. Ieri notte ho visto anche una ranetta lunga un’otto centrimetri che se la saltellava e voleva infilarsi in casa, forse perché era freschetto e ventoso? Oppure sarà per la piscinetta dei bambini che di notte le rane prenderanno per stagno? Mah, non credo d’aver mai visto prima così bene e da vicino una rana. Era tutta bitorzolini verde chiaro e scuro e sembrava una di quelle zucchette decorative che si trovano poco prima di Halloween e che io compro per le vetrine del negozio di mio padre (e che mio padre, appena può, butta in pattumiera).
Speriamo che il Principe torni presto.

martedì 14 luglio 2009

Progressi

Giorni strani, sospesi, come crema, densi e belli. Ascoltare una canzone, il verde degli alberi che come una liana avvolge e stringe, l’odore del mare che entra e attraversa come gli pare la giornata, il momento. Ritagli, spazi di tempo, tempo dimenticato, tempo per respirare, e gli odori sono buoni profumo di menta, di cibo, di sale.

Il piccolotto ha iniziato ad afferrare bene le cose. Magari sta piangendo e protestando sulla sua sdraietta o sul passeggino gli porgo un oggettino, meglio se rotondo e colorato e lui STOP, sembra che l’audio si spenga all’improvviso, la smorfietta che ha sul faccino scompare, i tratti si rilassano d’un colpo e gli occhietti si fissano come fossero stati ipnotizzati e in automatico partono le manine, lentamente, verso l’oggetto affascinante. Ora sta giocando con un porta bicchiere di plastica colorato. Afferra con entrambe le manine, gli piacciono i colori. Sulla sdraietta ormai si tira su sta seduto, si sporge di lato, è diventato quasi pericoloso tenerlo lassù.
E da ieri ha cominciato a dir le prime sillabe: "deddeddeddedde" o anche "daddaddaddaaddaaaa". In pratica invece della lallazione è una "daddazione"!!

Sono giorni belli, strani, rallentati, scardinati, disordinati.
Bellissimi.

lunedì 22 giugno 2009

Progetti

Le mamme hanno dei progetti.
Perchè la maternità rende le loro menti plastiche, i loro pensieri aperti. Sia perchè devono imparare a fare e a gestire 1000 cose e sia perchè avere un figlio è qualcosa che cambia la percezione del mondo e dell'esperienza.
Le mamme sono fantasiose, creative.
Il web è pieno di mamme che inventano, si mettono in comunicazione le une con le altre, si scambiano cose e idee. Le mompreneurs, le mamme imprenditrici, mamme che telelavorano, mamme che si sono inventate un'occupazione a dispetto di una società che le snobba, mamme che scrivono libri, mamme bloggers...
Ne sono affascinata e coinvolta e ve lo devo dire anche io ho un sogno.
Vorrei occuparmi di infanzia, ho uno spazio che potrei usare, vorrei coinvolgere altre mamme, vorrei potesse funzionare.
Se volete parlarne sono qui, vi aspetto, la porta è aperta.

venerdì 5 giugno 2009

La riva


Amaca... sostegno e sospensione. Accoglienza avviluppante tra intrecci di maglie.
Io sono una di quelle mamme che tende a coprire e a vestire i suoi bimbi un po' più del necessario. Sarà che sono freddolosa. Mi viene in mente quella classica frase da mamma apprensiva: "ti sei coperto? ce l'hai la maglietta di lana? e allacciati dai..." che è il simbolo di un certo tipo di accudimento. Mi viene in mente ora l'espressione "mamma chioccia". La gallina per far maturare le sue uova le tiene al caldo, il caldo del suo corpo. Può esserci anche un altro motivo però: aver sofferto noi stesse il "freddo" da piccole. Mi ricordo in particolare di un mio gioco, una mia fantasia di quad'ero bambina e facevo il bagno nella vasca, da sola. Al momento di uscire cominciavo a fantasticare... una spiaggia deserta, io naufraga raggiungevo la riva e subito mi veniva incontro un uomo con un asciugamano enorme... mi copriva, mi asciugava mi prendeva in braccio, mi portava in salvo, al sicuro, al caldo... ero salva!
Ci ho ripensato perchè oggi guardavo Paolo e pensavo...
ecco ha appena mangiato, è al caldo, è in braccio.
Il mio bambino è salvo.
A volte mi sento in equilibrio su un filo, faccio del mio meglio, sempre di corsa, mi chiedo se abbastanza e a volte ecco, che sollievo, che bello, mi accorgo che va tutto bene, che i miei bimbi sono sereni, sono al "caldo" e penso "sono stata brava" ma non con vanità ma con sollievo.
Siamo tutti a riva.
Siamo tutti nell'amaca.

lunedì 1 giugno 2009




Imparare dall'esperienza

Credo che l'imparare dall'esperienza sia il tipo d'apprendimento più ricco, quello dalle qualità più sostanziali. Forse è l'unico vero imparare. Ed è il più legato alla memoria. Non si scorda quello che s'impara sulla propria pelle, attraverso il fare, il vivere le cose. La paura, con la sua irrazionalità e visceralità, si impara così. La mia bimba invece è senza memoria e senza paura. Attraversa l'esperienza immemore dei pianti e delle mozzicate di cane. Com'è possibile mi sono chiesta...
Eppure è così, la sua forza la protegge, la rende impermeabile. E se da una parte temo che questo la esponga al pericolo dall'altra mi dico... quanto durerà? E quando scoprirà la sua fragilità, all'improvviso, come la gestirà? Mia figlia mi spazza e devasta come un uragano e una piccola parte di me si consegna felice alla mia piccola tiranna che se ne strafrega dei miei "questo non si fa" e che esprime la sua rabbia quando provo a contenerla, a controllarla in qualche modo. Persino la mia gatta impera e regna sovrana e bellissima a casa mia. E il mio compagno? Anche lui con la sua spontaneità e dirompenza da vandalo entra e sta nelle cose della mia vita come un imperatore un po' viziato. Me li sono scelti io? Mi sono capitati? Questo non è neppure un dilemma. Perchè dai... chiss'e ne frega? Perchè in fondo anche la vita con i suoi corsi e misteri è sovrana di chi la lascia correre, e si lascia attraversare.

domenica 24 maggio 2009

resistere

Stamattina (che ore saranno state?), dopo uno dei miei tanti risvegli...
Mi sono accorta di avere la parte superiore della bocca contratta, quei muscoli che reggono la mandibola, che ci fanno masticare e un indolenzimento dell'arcata dentaria superiore.
Ho subito pensato all'espressione "stringere i denti". Perchè sono notti che probabilmente serro la mandibola, stringo i denti, esprimendo durante l'alternarsi frammentato dei miei cicli di sonno una qualche tensione che non riesce ad uscire di giorno.
Stringere i denti... resistere? evidente. Ma a cosa? Credo al peso delle cose. Troppe cose insieme. Quasi tutto da sola.
Vago nella blogo-mamma-sfera e mi beo dei racconti, degli aneddoti divertenti, di queste mamme supereroine, giornaliste o realizzate scrittrici di libri bestsellers.
Provo un pizzico di invidia. Oddio, un pizzico! Al diavolo il tabù dell'invidia, (perchè tutte abbiamo detto almeno una volta nella vita: Invidia?? Ah! è un sentimento che non conosco!) perchè provo proprio invidia e ammirazione.
Qui però, lo ammetto, nulla da ammirare, da invidiare: una mamma non bravissima nell'arte del racconto (ironia, mitizzazione, ritmo, suspence... cose così), una che non lavora, niente nonni volenterosi, niente tate, pochi denari, niente di semplice, si beh, l'amore, ma una cosa comune, dai, non c'è nulla di particolarmente interessante o nuovo nell'amore delle mamme.
Le emozioni, vabeh, ma lo so... fanno un po' puzza sotto il naso.

giovedì 21 maggio 2009

naturalità

Qualche giorno fa ho ascoltato l'ennesimo racconto. Un parto difficile. L'ospedale che diventa una prigione. Medici e paramedici che fanno la parte di ombre sgraziate, maleducate, senza alcun tatto, nessuna pazienza, nessuna capacità di prestare ascolto.
Sono tanti questi racconti. Anche io ne ho uno. Spesso le donne non sanno difendersi. Non riescono a difendere il proprio corpo. Il corpo della donna umiliato dall'uso che se ne fa nella tv del nostro paese. Il corpo della donna che in un momento così delicato come quello che precede il parto, in preda all'emotività e agli ormoni che la fanno da padroni non riesce a difendersi e non è supportata adeguatamente. Da chi? da una società che ci ha rese impreparate. da compagni disorientati più di noi. Dalle altre donne e dalla cominità cui apparteniamo che ci lascia sole di fronte a qualcosa che non è più naturale. Sradicato da simboli, storia, archetipi, miti, ricordi, vissuti. Nulla. Tutto è nuovo per una primipara. E se nella maggior parte dei casi tutto va bene... non mancano i racconti in cui le cose si bloccano, si rallentano, vanno storte.
Ma ieri mi si è anche detto (da un uomo), ma dai, quanto la fai lunga, il parto è una cosa naturale.
Oddio, rieccoci con la naturalità del partorire. E le ostetriche, durante il corso pre-parto, sono le prime a propinarci questa formula. Ma c'è molto poco di naturale oggi in un parto in ospedale. Forse intendono che è il dolore che proveremo ad essere naturale. E va bene. Ma almeno diciamoci le cose. Difendiamoci, proteggiamoci. Anche a partire dal condividere un racconto.

mercoledì 20 maggio 2009

sarà il caldo...

sarà il caldo a peggiorare le cose?
questa debolezza, questa stanchezza accentuata,
questo sonno arretrato che segna un po' gli occhi,
questo dormire frammentato, illanguidito da poppate alla cieca, al buio, con gli occhi che bruciano un po'...
All'uscita della materna mi ritrovo tra occhi e visi simili al mio.
Ci ritroviamo a sorriderci sapendo di condividere questo tempo dilatato, sembra d'aver partorito ieri e invece son passati già quattro mesi e allo stesso tempo sembra passata un'eternità.
Tutto è così cambiato. Ma non abbiamo tempo per riflettere e per parlare di questo tempo, di questo ritmo nuovo, di queste notti interrotte dalla fame di un poppante che ci svuota i seni e la testa. Ci sorridiamo e basta. Un sorriso che vuol dire "lo so".

martedì 19 maggio 2009

Le mamme sono tutte sulla Luna.
Perchè le mamme sono creature di un altro pianeta.
Creature e creatrici.
Lunatiche? E come no.
Emotive? E perchè no?
Fuori dal mondo, perchè per questa società abbiamo valore solo in quanto compratrici di pannolini. Fuori dal mondo del lavoro, dei meeting, dei cocktail. Reiette di una società che ben altro da fare.
E poi, fuori dai luoghi comuni, proiettate in esperienza che le ha rese diverse,
sfasate, stanche, sempre alle prese con l'impossibile, a tratti trasognate, quando si fermano,
solo per un attimo e si incantano a specchiarsi negli occhi del loro bimbo.
Allora arriva la luna.
In un attimo.