detta così come l'ho accennata la cosa è molto fraintendibile, la Solter non dice che i bimbi vanno lasciati piangere o che piangere gli fa bene. Sostiene però, che in alcuni casi, il pianto svolge una funzione fisiologica, quella di scaricare lo stress accumulato e quindi, lungi dal consigliare di ignorare un bimbo che piange, magari lasciandolo da solo di notte nel suo lettino a disperarsi finchè non si addormenta sfinito consiglia di non impedire al bambino la risposta del pianto, l'uso del pianto come strumento per esprimersi. accettare il pianto può non essere facile ma molto dipende dall'atteggiamento conscio o inconscio che abbiamo verso di esso. Può essere sbagliato far qualunque cosa, sistematicamente, per impedire al nostro bambino di piangere: cullarlo, cantargli canzoni, allattarlo. Se il bambino sta esprimendo rabbia, frustrazione, stanchezza, possiamo tenerlo in braccio, esserci, lasciandolo piangere fichè ne ha bisogno. Perchè per un bimbo piccolo il pianto non è solo una modalità di comunicare, di chiedere, di chiamare, di entrare in relazione col mondo. Molto spesso il pianto è un meccanismo di regolazione, un modo per esprimere emozioni. perchè accettare solo le emozioni positive e invece ostacolare in vari modi l'espressione di quelle negative?
Io sto sperimentando, ad esempio ho smesso di cercare di calmare la mia piccola di 5 anni quando piange di rabbia o frustrazione dicendole "non piangere, non serve a niente, non devi piangere...". La abbraccio e lascio che sia pronta a parlare dopo essersi sfogata. E comunque il mio atteggiamento e i miei pregiudizi assoluti verso il pianto dei bimbi stanno cambiando, sono stati messi in discussione. E mi sono resa conto che spesso è solo un problema degli adulti, una sorta di insofferenza totale per il pianto, che forse deriva dalla nostra infanzia, dai nostri ricordi e ci troviamo questo atteggiamento appiccicato addosso...