UNA MAMMA SULLA LUNA

giovedì 7 ottobre 2010

Lo zio di Sarah Scazzi

Proprio ieri, in risposta a un commento di un amico, scrivevo che quella sottile, a volte inespressa, paura per le nostre bambine, per i nostri bambini, paura di chiunque, quel dubbio nemmeno concettualizzato che si presenta informe, quel protopensiero segreto, orrendo, non risparmia nemmeno i nonni, i nostri stessi padri e nemmeno i papà, i nostri mariti o compagni...
Quella paura di molte donne è un fantasma, un ombra che popola a volte il nostro mondo onirico più che i nostri pensieri veri e propri.
Io no ne ho conosciuta una sola di donna e amica e sorella, nella mia vita, che non mi abbia raccontato di aver subito da piccola se non un abuso vero e proprio delle avances, delle carezze ambigue, delle frasi a sfondo sessuale!
Un cugino, uno zio, un vicino di casa, qualcuno per la strada.
Qualcuno che ci parlava a bassa voce, sussurrando, qualcuno dalle mani sudate e dal volto lucido, umidiccio.
Piccola Sarah, chi di noi non l'ha pensato? Certo potevi essere scappata, andata via, lontano a cercare libertà da quel mondo di paese che forse ti stava stretto. Forse si era innamorata Sarah, forse era fuggita via.
Forse no.
In fondo lo sapevamo.
Quando ai telegiornali hanno trasmesso quel video in cui compariva Sarah, video che dovevano fornire immagini utili ad un eventuale riconoscimento e ritrovamento, ti ho vista a quel matrimonio, a quella festa, ballavi, sorridevi e il giornalista parlava di immagini di gioia, di una Sarah felice.
Ma io non l'ho visto, non ti ho vista felice, ho visto una ragazza timida, insicura, con le spalle un po' ripiegate in avanti, con gli occhi dolci, sfuggenti.
E ti hanno cercata tanto Sarah, nelle campagne, in mare.
I tuoi diari, i profili Facebook, le conversazioni in chat, i tuoi libri usati per tracciare profili psicologici. Non puoi esserti volatilizzata nel nulla mentre andavi da tua cugina Sarah. La cugina grande, cui volevi bene, cui avevi provato a raccontare, di suo padre che...
E avete litigato. Che ti aspettavi Sarah? Ma poi quel giorno dovevi andare al mare. Come si fa a saperlo prima che si è sull'orlo di un abisso, di un pozzo nero.
Come si fa a riconoscere prima un uomo capace di uccidere?
Con chi doveva parlare la piccola Sarah?
Lo sentono ora gli altri il freddo di quel pozzo? Lo sanno ora?
E tutte queste donne morte, piccoli fantasmi che gridano ancora e continuano a morire e quante donne devono morire ancora?
Lo sappiamo da sempre, il fantasma di Barbablù ce lo portiamo dentro tutte.
Il mondo e la società stanno cambiando. Sono cambiate le famiglie, le madri i padri e allora perchè? L'Italia cambia poco e lentamente. Specie nei paesi. L'Italia delle mille chiese e dei valori tradizionali. L'Italia dei silenzi e delle donne che lo imparano con la prima bambola che gli si mette tra le braccia per giocare che dovranno anche imparare a stare zitte. In troppi casi.

3 commenti:

  1. E' una sconfitta per l'intero genere umano... quella di perdere la fiducia verso gli altri.. anche e soprattutto verso gli stessi membri della propria famiglia. E' triste dirlo.. ma non ci si può fidare ciecamente davvero di nessuno.
    La mia speranza è sempre quella per un mondo migliore.. per questo dobbiamo insegnare ai nostri figli i principi ed i valori veramente importanti sui quali costruire il loro futuro. Un futuro senza più questi orrori.. Un futuro senza più paure.. Un futuro senza più violenze!
    Nella tua preghiera, anche la mia..

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  2. senza parole e senza lacrime, per troppo sconcerto. Poi passa perchè nei tg non mancano mai situazioni affini e allo stesso tempo sconcertanti, ma ogni volta è una ferita profonda, nel naturale corso delle cose.

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  3. Ricordo che da piccola ho cominciato ad andar a scuola da sola verso la IV elementare... mi chiedo se anche oggi a Milano le bambine vadano (siano lasciate andare)a scuola senza scorta.
    Torneremo mai a lasciar i nostri bambini liberi di girare da soli x le strade, di sentirsi piccoli esploratori?

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