UNA MAMMA SULLA LUNA

domenica 12 giugno 2011

Il tempo nell'era della tecnica

Ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica.
Di gran lunga più inquietante è che l'uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo.
Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere,
attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca.
(M. Heidegger, L'abbandono (1959), p. 36)

Siamo tutti persuasi di abitare l'età della tecnica, di cui godiamo i benefici in termini di beni e di spazi di libertà.
Siamo più liberi degli uomini primitivi perchè abbiamo più campi di gioco in cui inserirci.
Ogni rimpianto, ogni disaffezione al nostro tempo ha del patetico. Ma nell'assuefazione con cui
utilizziamo strumenti e servizi che accorciano lo spazio, velocizzano il tempo, leniscono il dolore,
vanificano le norme su cui sono state scalpellate tutte le morali, rischiamo di non chiederci
se il nostro modo di essere uomini non è troppo antico per abitare l'età della tecnica.
(U. Galimberti, Psiche e Techne, 1999)

Questo post nasce da un incontro, nato, come quasi tutto di questi tempi, da un'acquisto. Andrea, sua moglie e la loro bimba si trasferiscono in Canada: una casa da svuotare, un annuncio su ebay-annunci ed eccomi a casa loro a incontrare la loro bellissima bambina, a portar via un tappeto, dei mobiletti e... libri! Già pronti in una scatola per esser donati alla vicina biblioteca non sono certo rimasti nello scatolone dopo al mio passaggio! Così eccomi con un libro tra le mani, un'edizione economica, le pagine un po' ingiallite: "Psiche e techne" di Umberto Galimberti. Libro che si è inserito perfettamente tra le pieghe dell'umore e dei pensieri che abitano la mia testa da quando ho saputo, pochi giorni fa, che due tra i professori che ho amato di più sono morti di recente: l'ex partigiano Guido Petter, Professore di Psicologia dello sviluppo a Padova e il Filosofo e Professore di Filosofia a Padova Lorenzo Accame.
Non so, credo d'esser giunta a quell'età in cui si comincia a guardarsi indietro un po' più spesso. Quell'età in cui ci sente a metà tra il mondo nuovo e pulsante dei propri bambini che stanno crescendo e il mondo in piena decadenza dei nostri genitori, ormai invecchiati. E noi lì, nel mezzo. A raggranellare ricordi su com'era il mondo quando eravamo bambini e a chiedersi come sarà il mondo tra qualche anno, quando i nostri figli saranno adulti.
Ripensate mai a com'era la vostra vita, la vostra quotidianità, chessò... 10-15-20 anni fa?
Vi capita mai di ritrovarvi semi-ipnotizzati a guardare, tra uno "zap" e l'altro del telecomando, un vecchio film o un documentario sul dopoguerra? Non sentite un senso di smarrimento?
Il mondo dei vostri nonni, che forse non ci sono già più, ve lo ricordate? Vi ricordate i loro racconti? Il senso e la percezione del tempo e della vita, degli spazi era completamente diverso. Cosa rimane del poco di storia che abbiamo attraversato? Il tempo delle ideologie è finito. Quante cose sono finite, passate? Cose che sembravano così importanti per altri uomini, in altri tempi.
Mi ritrovo a ricordare con nostalgia persino i varietà negli anni 80 o le canzoni di Vasco Rossi e il disincanto degli anni 90. Sembra tutto così lontano.
Strano ritrovarsi adulta nel pieno compimento dell'era della tecnica. L'individuo e l'intera società fagocitati dal Mercato, dall'Economia, dal liberismo, dalla tecnologia e via dicendo.
Io mi sento smarrita perchè tutto è cambiato troppo in fretta, quest'accelerazione progressiva del tempo della tecnica rende tutto imprevedibile. Quello che hanno provato a insegnarmi i miei genitori è oggi materia priva di senso. E io cosa posso insegnare alla mia bambina? Quale mondo posso preparare per i miei piccoli che vivranno un mondo che mi totalmente sconosciuto?

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