In questi giorni sto riflettendo tanto su come sono i miei bambini.
Rebecca, beh, non voglio dire che sia o sia stata una bambina "difficile" e non credo esistano bambini difficili... solo bambini che si scontrano, con i loro ritmi personali, il loro mondo, la loro creatività, il loro temperamento e la loro volontà con degli adulti e con una società che tendono a imporre e a dar per scontate un sacco di cose e di aspettative. Devo dire che però spesso è stato difficile per me. La relazione e l'incontro spesso sono state impegnative. Dopo una gravidanza meravigliosa, a partire dal travaglio le cose si sono fatte difficili, ore...giorni... e poi lei arriva, faceva fatica a respirare, l'hanno portata via subito, quasi non l'ho vista e l'hanno tenuta giorni in quella culletta con l'ossigeno e io mi trascinavo in quel terribile corridoio per andare a trovarla. I giorni a casa sono iniziati con l'incubo delle coliche (ma erano coliche??). Rebecca piangeva e non dormiva tutto il giorno. Non la classica colica serale era una colica giornaliera. Era vorace come una lupetta e ingurgitava un sacco d'aria, il pancino si gonfiava come una palla. Io avevo gli occhi verdi, non ho dormito per 40 giorni. Poi è passata. Rebi è sempre stata forte, un vulcano, un gran bisogno fisico di abbracci e coccole, una motricità da scimmietta, un'arrampicatrice di frigoriferi, una scalatrice di librerie... Anche una bambina dolcissima, abbraccia, bacia, stringe! Mai tranquilla, mai riflessiva, anche se elabora pensieri profondi, quelli che mostrano la sua angoscia verso l'idea della morte ad esempio. A volte penso che è rimasta una bimba vorace, quando ama vuol prendere tutto, pretende esclusività, gelosissima e sempre a rubar la scena per conquistare ogni sguardo, ogni attenzione. Non potevo parlare con nessuno, non potevo stare a parlare al telefono, Rebi grida, protesta, reclama. Come avesse una grande carica di aggressività e di rabbia che non sa gestire nei casi più estremi lei usa le mani. Quand'era piccola mi mordeva. Ora digrigna i dentini, fa smorfie di disappunto e alla fine spinge, parte lo schiaffetto di stizza. Ieri ho avuto un colloquio con la sua maestra perchè anche a scuola non si trattiene dall'usare le mani, soprattutto con l'amica che ama di più, Lavinia. Rebi trascinatrice e leader si sceglie sempre amiche più fragili e influenzabili da proteggere e guidare. Ma anche la sua amica Lavinia a volte dice no e lì partono le mani. Non voglio far l'elenco di tutto quello che ho provato, dei giochi, dei discorsi, delle attenzioni, delle promesse, delle punizioni, del buttar tutto sul ridere... nulla ha funzionato. Rebi arriva a un punto in cui non si controlla. Dopo è la prima a soffrire a implorare scuse sincere. Un passaggio all'azione, un salto di un'elaborazione delle cose a un livello più cognitivo è legato, com'è di solito, a un deficit nello sviluppo emotivo nel caso di Rebi? Mi sembra di no, mi sembra che sia capace di vivere, esprimere e comunicare molto bene le emozioni.
E allora dev'essere l'espressione di un disagio.
Rebi è intelligente e sensibile.
Sente che io e suo padre siamo diversi quanto il giorno e la notte?
Sente che il lavoro mi ha portato molto via e mi rende più stanca e stressata?
Sente che col fratellino c'è un rapporto che la esclude, fatto di gesti e di linguaggi a lei sconosciuti, fatto di corpi e odori e latte e carezze e sguardi?
Lo sente che fra me e lei io percepisco la stessa distanza di temperamento che sento tra suo padre e me?
Lo sente che una parte di me si sente e si ricorda d'esser stata debole e fragile e tranquilla e con la testa tra le nuvole come Lavinia che lei ama e tiranneggia?
Lo sente il mio dolore e la mia tristezza e la mia empatia per la piccola Lavinia e il mio profondo biasimo per lei Rebecca?
Lo sente che lo strappo per quella bambina strappata via da me mentre gridavo "fatemela vedere" e i tre mesi che mi ci sono voluti per riprendermi dal trauma del parto e le notti in cui mi svegliavo allucinando contrazioni che non c'erano più e quei 40 giorni a non dormire e tutte le volte che ho pensato "io con questa bambina non so cosa devo fare...", che quello strappo non può essere ricucito?
E lo sente d'essere stata una bimba che succhiava con la forza di un lupo da una mamma stanca e smarrita?
Lo sente che è nata dopo tre giorni e che non aveva più fiato?
E ora, poi!! c'è questo rivale in amore, questo nuovo venuto, questo qui che ha tenuto la mamma in ospedale, lontana da casa, questo angioletto che assomiglia tutto alla mamma, che con i suoi sorrisi ha incantato tutti e che si spuppa ancora il latte a un anno passato!! Questo qui che può stare in braccio e dormire nel letto di mamma quando si sveglia in piena notte per fare la spuppi! Mica come per lei che a quattro mesi il latte della mamma calava e lei perdeva peso e abbiam dovuto integrare e poi sostituire del tutto con quel latte di soia dal dubbio sapore (perchè quello normale la faceva riempire di bolle)...
Come non capire la piccola Rebecca...
Eppure...
Faccio fatica.
La amo disperatamente ma accettarla del tutto sarebbe come tradire una parte profonda di me, sarebbe come passare dall'altra parte, dalla parte di tutta quella forza e aggressività che ho sempre rifiutato mostrando un'intolleranza che sfiorava l'isteria e la chiusura più totale.
Il linguaggio della forza io non lo conosco, mi son votata alla parola.
Non posso dimenticare che da piccola mi nascondevo a piangere terrorizzata dietro le poltrone quando i miei litigavano.
Eppure...
Io voglio.
Io devo.
Voglio e devo trovare il linguaggio giusto per incontrare davvero, profondamente la mia bambina.
Il linguaggio degli occhi, delle mani, del corpo, della testa, del cuore.
Devo,
lo voglio davvero,
e non so come fare,
non so da dove incominciare...